Riforma del catasto in due tempi e irrilevante dal punto di vista fiscale. Si inizierà dall’operazione trasparenza «di tipo statistico», più volte evocata come indispensabile dal premier Mario Draghi, che porterà il governo, entro 18 mesi dall’approvazione del ddl delega, a varare i decreti legislativi necessari per modernizzare gli strumenti di controllo dei terreni e dei fabbricati. L’obiettivo, ribadito dal premier nella conferenza stampa di presentazione della delega fiscale approvata ieri dal consiglio dei ministri, sarà «accatastare tutto quello che oggi non è accatastato». Un obiettivo, rimarcato anche dal ministro dell’economia Daniele Franco, che passa dal rafforzamento degli strumenti in mano ai comuni e all’Agenzia delle entrate per scovare gli immobili fantasma, gli immobili accatastati in modo irregolare (perché non rispettano la reale consistenza di fatto, la destinazione d’uso o la categoria catastale attribuita), i terreni edificabili accatastati come agricoli e gli immobili abusivi. Per i comuni sono in arrivo incentivi specifici per l’attività di accertamento svolta. L’altro pilastro dell’operazione trasparenza sarà facilitare la condivisione dei dati tra Agenzia delle entrate e uffici comunali e la verifica della loro coerenza ai fini dell’accatastamento degli immobili.

Il secondo step della delega, da realizzare sempre con dlgs entro 18 mesi, sarà la riforma del catasto vera e propria e avrà un orizzonte temporale più ampio, ossia il 1° gennaio 2016. Ci vorranno dunque cinque anni per portare a termine l’obiettivo di adeguare le rendite catastali ai valori di mercato, tenendo fermo il principio, ancora una volta ribadito da Draghi che «nessuno pagherà di più o di meno rispetto a quanto paga ora».

Alla rendita catastale, determinata in base all’attuale normativa, si affiancheranno altri parametri quali il valore patrimoniale e la rendita «attualizzata in base ai valori di mercato». I valori patrimoniali e le rendite saranno periodicamente adeguati alle condizioni di mercato attraverso meccanismi di aggiornamento automatico. Con un paletto preciso: non potranno superare i valori del mercato.

Per gli immobili di interesse storico o artistico il parametro del valore patrimoniale medio sarà ridotto in modo da tener conto degli oneri di manutenzione e conservazione, «particolarmente gravosi» e dei complessi vincoli di destinazione, utilizzo e restauro sopportati dai proprietari.

Tutta questa operazione di aggiornamento e modernizzazione dei valori sarà irrilevante dal punto di vista fiscale. La bozza di ddl delega in 10 articoli, varata ieri dal consiglio dei ministri, parla chiaro, inserendo tra i criteri di delega la neutralità fiscale delle nuove informazioni acquisite: «le informazioni rilevate», si legge all’articolo 7 del ddl, non dovranno essere utilizzate «per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali».

Ai malumori della Lega, i cui ministri non hanno partecipato al cdm in dissenso con il premier sull’inserimento nella delega del capitolo relativo al catasto, Draghi ha risposto rassicurando che sul ddl e sui successivi decreti delegati ci sarà ampio confronto parlamentare. Una promessa che ha tranquillizzato anche i commercialisti. Per il presidente del Cndcec Massimo Miani «è molto positivo il riferimento del presidente del consiglio Draghi a ulteriori momenti di confronto e alla costituzione di una commissione che lavorerà con il ministro Franco al Mef». «Crediamo che l’istituzione di una commissione di esperti con la quale la politica si confronti sia una scelta saggia. I commercialisti, come professionisti impegnati in prima linea nel settore, sono pronti a fornire il proprio contributo di idee ed esperienza e auspicano di essere coinvolti direttamente nei lavori dei prossimi mesi della commissione», ha proseguito Miani. Per il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, più che di riforma del catasto, il settore immobiliare avrebbe bisogno di altri interventi, «in primis una riduzione dell’imposizione patrimoniale, triplicata dal 2012, e adeguati sgravi per gli affitti commerciali».

A gettare acqua sul fuoco anche il ministro della pubblica amministrazione, Renato Brunetta. «Nella delega fiscale c’è soltanto un’operazione di trasparenza, di informazione e di riforma del catasto. Una revisione che durerà fino al 2026 e che non cambierà l’imposizione fiscale su case e terreni», ha assicurato il ministro.

Nell’ottica della definitiva attuazione del federalismo fiscale (che ha come corollario la responsabilizzazione degli enti locali nella gestione delle entrate) la delega prevede anche un progressivo passaggio ai comuni del gettito Imu sugli immobili destinati a uso produttivo (categoria D) oggi attribuito allo Stato.

fonte italiaoggi