No tax area a 10 mila euro, nessuna patrimoniale o revisione del catasto, sfuma all’ultimo minuto il riordino degli estimi catastali. Stabilizzazione e riordino degli incentivi sulla riqualificazione energetica degli edifici, mantenendo la possibilità di cessione dei crediti fiscali maturati. Ma anche abbandono dei sistemi di accertamento come il redditometro e verifiche fiscali nel pieno rispetto della privacy. Abrogazione dell’Irap e rinuncia da parte dello stato di eventuali entrate residue dell’imposta abolita. Sono queste alcune delle correzioni al documento finale della commissione bicamerale sulla riforma dell’Irpef inviato al governo. Ora la palla per la stesura della legge delega passerà a una commissione di esperti, ancora da nominare, che a tempo di record, entro questo mese dovrà redigere la legge delega di riforma magari prendendo spunto proprio dal documento conclusivo dei lavori della commissione. Rispetto alla prima stesura, dunque (si veda ItaliaOggi del 24/6/21), l’impianto ha trovato una serie di correzioni e precisazioni. La notax area è innalzata e definita fino a 10 mila euro, sfumano gli aggiustamenti per quanto riguarda la parte relativa agli immobili mentre si interviene sulle verifiche fiscali e sul regime forfettario lasciato in bianco assieme al punto legato alla patrimoniale. Nella riunione di ieri si era creato stallo , nel campo della fiscalità immobiliare, di una revisione del catasto. SI era introdotto nel documento un nuovo paragrafo denominato «le misure a parità di gettito dell’imposizione patrimoniale». Si chiedeva al governo di valutare l’opportunità di attuare una revisione dei valori catastali, valorizzando in questa azione il più possibile il ruolo dei comuni con l’obiettivo di riequilibrare la tassazione degli immobili presenti nei piccoli comuni, in serata queste modifiche sono state eliminate. In tema di Irap, alla condivisa idea di abolire definitivamente l’Imposta è aggiunta una postilla: l’abbandono della pretesa erariale, da parte del legislatore, degli importi residui eventualmente dovuti da ditte individuali, società di persone e lavoratori autonomi, per realizzare una manovra di abbassamento della pressione fiscale. L’intervento però potrà essere effettuato solo nel caso in cui non si debbano reperire risorse aggiuntive per coprirne il costo. Sui forfettari la correzione apportata mantiene l’esistenza del regime fiscale di favore nel limite dei 65 mila euro e l’applicazione di una doppia aliquota al 15% e al 5% per i primi 5 anni, con un regime opzionale e forti limiti all’accertamento da parte dell’Agenzia delle entrate. In caso di sforamento è individuato un percorso di uscita su due anni con una aliquota del 10% nel biennio.
E sul capitolo accertamento, la correzione riscrive e ribalta l’impianto della originaria relazione. Le verifiche devono tenere conto delle regole privacy. E bisogna usare la digitalizzazione per semplificare il fisco e rendere operabile il dialogo tra le diverse banche dati fiscali. Inoltre si chiede che il contribuente venga messo a conoscenza di quali siano le informazioni che il fisco ha su di lui, valorizzando in sede di accertamento il contraddittorio preventivo. Si prova poi a introdurre un concetto di onere motivazionale da parte degli uffici che dovrebbero motivare la validità dell’accertamento dopo i chiarimenti forniti dallo stesso contribuente.
Si mette poi nero su bianco l’indicazione di superare le forme di accertamento presuntivo dei redditi come il redditometro o le indagini finanziarie, o società non operativa, qualora l’utilizzo dei dati presenti nelle banche dati consenta la ricostruzione analitica dei redditi del contribuente. È richiesta, poi, l’introduzione del contraddittorio preventivo obbligatorio.
Una relazione su cui i lavori sono continuati serrata per tutta la giornata di ieri con le riunioni anche in notturna. Il senatore Andrea de Bertoldi esprime il voto contrario sul documento di Fratelli di Italia: «Il voto è contrario perché riteniamo che questo documento darà massima liberatà al governo di fare quello che vuole, non risponde alle aspirazioni originarie, considerata l’ampia maggioranza che deve mettere d’accordo, sul fornire paletti precisi per la stesura della legge delega».
fonte italiaoggi